Dionysus
22-07-2010, 19:12
La luce, come abbiamo ampiamento capito, serve per la crescita delle piante, ma in generale, a sviluppare le funzioni e a compiere gli step vitali quotidiani.
Ogni pianta ha le proprie esigenze in termini di fertilizzante, di posizione in vasca, di valori chimici, e anche di luce. Esistono piante che in natura vivono totalmente all'ombra (basti pensare alle anubias, coriacee piante africane che vivono quasi al buio), e piante che necessitano di quantità abnormi di luce, a discapito delle nostre tasche, che a costo di potare settimanalmente una rotala, siamo disposti a sborsare centinaia di euro all'anno all'Enel.
Ma qual è il fattore discriminante tra due piante di diversa esigenza? Mi spiego, come facciamo a definire la quantità di luce che necessita ad una determinata pianta, rispetto ad un'altra?
Un metodo per delineare una fascia di appartenenza, in termini di quantità di luce, c'è, ed è un rapporto tra la quantità di energia emessa dalla sorgente luminosa e il volume a disposizione, ossia l'ormai famigerato rapporto watt/litro (w/l).
A modesto parere di chi vi scrive, questa formula, accettata dalla stragrande parte degli acquariofili, è inappropriata, poichè non soddisfa pienamente i parametri che definiscono il concetto di luce, e quindi non può essere accettata come fattore discriminante nel riconoscimento di una fascia di appartenenza.
Che cosa significa questa proporzione, come quantificare in termini pratici questa formuletta?
Esaminiamo il loro significato, scomponendo le due parti.
Innanzitutto, il watt è la quantità di energia emessa dalla fonte luminosa, non la quantità di luce. E questo è importante, perchè non stiamo considerando l'energia che il sistema plafoniera consuma, bensì la quantità di luce emessa. E qui ci riconduciamo al rapporto lumen/watt, ma ci arriveremo più avanti.
Il litro è la misura del volume della vasca. Da non confondere con litro inteso acqua, si intende la capienza della vasca, quindi per ogni litro, ossia per ogni dm^3 di vasca, si ha un certo quantitativo di luce. Portiamo un esempio: se abbiamo una vasca che misura in centimetri 100x30x35, con un volume di 100 litri (approssimazione di 105, per facilitare il discorso), ed una plafoniera che monta 100 watt, avremo un rapporto di 1 watt per ogni litro, ossia un watt per ogni dm^3.
A mio avviso, anche questo parametro risulta poco preciso per inserire un discriminante tra diverse fasce di coltivazione. Innanzitutto perchè la misura risulta imprecisa scendendo lungo l'altezza della vasca, visto che la colonna d'acqua scherma molta luce, quindi non si avrebbe un'omogeneità tra i primi decimetri d'acqua e quelli più vicini al fondo.
Per ottenere risultati più precisi, bisognerebbe calcolare innanzitutto, la resa della lampada. Una lampada con resa bassa, ossia con un rapporto lumen/watt (quantità di luce/energia) sotto i 20 lm/w, non rende tanto quanto una lampada che vanta un rapporto 70 lm/w. A parità di watt con la prima lampada si avrebbe molto spreco di energia per avere poca luminosità, con la seconda il discorso cambia, stessa energia della prima lampada, ma 3 volte tanta luminosità.
Lo stesso discorso lo si potrebbe fare con due diversi tipi di lampade: una plafoniera T8 che monta 100 watt è certamente inferiore ad una plafoniera T5 che monta gli stessi watt., sia per il discorso dei lumen fatto poco sopra, sia anche per una penetrazione dell'acqua. Si sa che le tubolari T8 non hanno una penetrazione completa lungo l'altezza della vasca, per cui nei primi centimetri si ha una luce forte, mentre sul fondo, schermata da 30, 40, anche 50 centimetri d'acqua, la luce diminuisce drasticamente anche del 40%, con conseguente diminuzione dei watt/litro in determinate zone dell'acquario.
Dovremmo anche considerare un'altra variabile, ossia la quantità di luce riflessa dalla superficie dell'acqua, e quella che, colpendola trasversalmente, subisce una deviazione fuori dall'acquario (anche se questo fenomeno è meno consistente rispetto al riflesso).
E' quindi corretto utilizzare il w/l come misura della luce in acqua?
Diciamo che il termine di paragone del volume, potrebbe andare bene per lampade molto potenti come le T5 o le HQL, le uniche due che sicuramente saranno presenti come uniche lampade nel futuro prossimo, visto che le T8, le PL e i bulbi stanno diventando obsoleti. Difatti le T5 e le HQL garantiscono un'ampia penetrazione della colonna d'acqua, per cui il rapporto è similare per l'intera altezza della vasca.
Non volendo assolutamente arrogarmi il diritto di poter cambiare il pensiero delle centinaia di migliaia di acquariofili sparsi in tutto il mondo, vorrei avanzare l'ipotesi di considerare il lumen, come ulteriore elemento di rapporto coi litri della vasca. Il motivo l'abbiamo spiegato poc'anzi. I watt di per se non possono essere esclusi, perchè due lampade a parità di wattaggio illuminano similmente, cambia la resa, ma la luce è sicuramente simile.
Giunto a questo punto potrei perdermi in considerazioni e formule, atte ad inglobare in un rapporto anche i lumen, o qualsiasi altro fattore che determini in maniera più precisa la qualità e la quantità di luce in acquario, ma sarebbero solo inutili architetture che appesantirebbero fin troppo la ricerca della luce perfetta. In fin dei conti, c'è ancora un alone di mistero su come avvengano certi processi chimici all'interno della pianta, ossia come avvenga la trasformazione di energia ed il trasporto, l'eccitazione da un livello energetico ad un altro, affinità elettroniche tra molecole ecc.
D'altronde non potremmo sapere mai la precisa quantità di luce che serve ad ogni singola pianta, ad ogni singola cellula, quindi potrebbe darsi che un rapporto 0,4 w/l potrebbe andare bene ad una ludwigia in particolari condizioni, così come potrebbe andargli bene uno 0,8 w/l.
Non possiamo, senza le attrezzature, i metodi e soprattutto i fondi, scoprire il quantitativo perfetto di luce per un perfetto mantenimento dell'acquario, ed anche considerare la mia idea come valida, sarebbe pressocchè inutile.
Ero già arrivato alla conclusione dell'inutilità dell'articolo prima ancora di cominciarlo, ma ho ritenuto giusto scriverlo e poi pubblicarlo, affinchè chi lo leggesse, seguendo i ragionamenti che ho fatto, aprisse un pò la mente verso un mondo che sembra scontato, che sembra già scritto da altri.
Giustamente ogni acquariofilo, compreso il sottoscritto, per arrivare dove sono giunto adesso, ho percorso la strada che già altri avevano tracciato, attraverso sperimentazioni, sbagli, trionfi e successi, ma sarebbe bello, almeno per una volta, almeno per una bazzecola, viaggiare per una strada propria, ho provato a farlo, fallendo, ma spero che il tentativo di superare una barriera, imposta dalle frasi di rito usate quando si parla di concetti già conosciuti ampiamente, sia servito, come detto prima, a far ragionare l'aquariofilo, a fargli capire che si deve ragionare dietro ogni frase fatta, dietro ad ogni formula, dietro ad ogni legge.
Perdonate le divagazioni di un innamorato dell'acqua.
Copyright appartenente al sottoscritto e al forum Mondo Tropicale (link attivo rimosso da Mkel77 per violazione del regolamento generale)
Ogni pianta ha le proprie esigenze in termini di fertilizzante, di posizione in vasca, di valori chimici, e anche di luce. Esistono piante che in natura vivono totalmente all'ombra (basti pensare alle anubias, coriacee piante africane che vivono quasi al buio), e piante che necessitano di quantità abnormi di luce, a discapito delle nostre tasche, che a costo di potare settimanalmente una rotala, siamo disposti a sborsare centinaia di euro all'anno all'Enel.
Ma qual è il fattore discriminante tra due piante di diversa esigenza? Mi spiego, come facciamo a definire la quantità di luce che necessita ad una determinata pianta, rispetto ad un'altra?
Un metodo per delineare una fascia di appartenenza, in termini di quantità di luce, c'è, ed è un rapporto tra la quantità di energia emessa dalla sorgente luminosa e il volume a disposizione, ossia l'ormai famigerato rapporto watt/litro (w/l).
A modesto parere di chi vi scrive, questa formula, accettata dalla stragrande parte degli acquariofili, è inappropriata, poichè non soddisfa pienamente i parametri che definiscono il concetto di luce, e quindi non può essere accettata come fattore discriminante nel riconoscimento di una fascia di appartenenza.
Che cosa significa questa proporzione, come quantificare in termini pratici questa formuletta?
Esaminiamo il loro significato, scomponendo le due parti.
Innanzitutto, il watt è la quantità di energia emessa dalla fonte luminosa, non la quantità di luce. E questo è importante, perchè non stiamo considerando l'energia che il sistema plafoniera consuma, bensì la quantità di luce emessa. E qui ci riconduciamo al rapporto lumen/watt, ma ci arriveremo più avanti.
Il litro è la misura del volume della vasca. Da non confondere con litro inteso acqua, si intende la capienza della vasca, quindi per ogni litro, ossia per ogni dm^3 di vasca, si ha un certo quantitativo di luce. Portiamo un esempio: se abbiamo una vasca che misura in centimetri 100x30x35, con un volume di 100 litri (approssimazione di 105, per facilitare il discorso), ed una plafoniera che monta 100 watt, avremo un rapporto di 1 watt per ogni litro, ossia un watt per ogni dm^3.
A mio avviso, anche questo parametro risulta poco preciso per inserire un discriminante tra diverse fasce di coltivazione. Innanzitutto perchè la misura risulta imprecisa scendendo lungo l'altezza della vasca, visto che la colonna d'acqua scherma molta luce, quindi non si avrebbe un'omogeneità tra i primi decimetri d'acqua e quelli più vicini al fondo.
Per ottenere risultati più precisi, bisognerebbe calcolare innanzitutto, la resa della lampada. Una lampada con resa bassa, ossia con un rapporto lumen/watt (quantità di luce/energia) sotto i 20 lm/w, non rende tanto quanto una lampada che vanta un rapporto 70 lm/w. A parità di watt con la prima lampada si avrebbe molto spreco di energia per avere poca luminosità, con la seconda il discorso cambia, stessa energia della prima lampada, ma 3 volte tanta luminosità.
Lo stesso discorso lo si potrebbe fare con due diversi tipi di lampade: una plafoniera T8 che monta 100 watt è certamente inferiore ad una plafoniera T5 che monta gli stessi watt., sia per il discorso dei lumen fatto poco sopra, sia anche per una penetrazione dell'acqua. Si sa che le tubolari T8 non hanno una penetrazione completa lungo l'altezza della vasca, per cui nei primi centimetri si ha una luce forte, mentre sul fondo, schermata da 30, 40, anche 50 centimetri d'acqua, la luce diminuisce drasticamente anche del 40%, con conseguente diminuzione dei watt/litro in determinate zone dell'acquario.
Dovremmo anche considerare un'altra variabile, ossia la quantità di luce riflessa dalla superficie dell'acqua, e quella che, colpendola trasversalmente, subisce una deviazione fuori dall'acquario (anche se questo fenomeno è meno consistente rispetto al riflesso).
E' quindi corretto utilizzare il w/l come misura della luce in acqua?
Diciamo che il termine di paragone del volume, potrebbe andare bene per lampade molto potenti come le T5 o le HQL, le uniche due che sicuramente saranno presenti come uniche lampade nel futuro prossimo, visto che le T8, le PL e i bulbi stanno diventando obsoleti. Difatti le T5 e le HQL garantiscono un'ampia penetrazione della colonna d'acqua, per cui il rapporto è similare per l'intera altezza della vasca.
Non volendo assolutamente arrogarmi il diritto di poter cambiare il pensiero delle centinaia di migliaia di acquariofili sparsi in tutto il mondo, vorrei avanzare l'ipotesi di considerare il lumen, come ulteriore elemento di rapporto coi litri della vasca. Il motivo l'abbiamo spiegato poc'anzi. I watt di per se non possono essere esclusi, perchè due lampade a parità di wattaggio illuminano similmente, cambia la resa, ma la luce è sicuramente simile.
Giunto a questo punto potrei perdermi in considerazioni e formule, atte ad inglobare in un rapporto anche i lumen, o qualsiasi altro fattore che determini in maniera più precisa la qualità e la quantità di luce in acquario, ma sarebbero solo inutili architetture che appesantirebbero fin troppo la ricerca della luce perfetta. In fin dei conti, c'è ancora un alone di mistero su come avvengano certi processi chimici all'interno della pianta, ossia come avvenga la trasformazione di energia ed il trasporto, l'eccitazione da un livello energetico ad un altro, affinità elettroniche tra molecole ecc.
D'altronde non potremmo sapere mai la precisa quantità di luce che serve ad ogni singola pianta, ad ogni singola cellula, quindi potrebbe darsi che un rapporto 0,4 w/l potrebbe andare bene ad una ludwigia in particolari condizioni, così come potrebbe andargli bene uno 0,8 w/l.
Non possiamo, senza le attrezzature, i metodi e soprattutto i fondi, scoprire il quantitativo perfetto di luce per un perfetto mantenimento dell'acquario, ed anche considerare la mia idea come valida, sarebbe pressocchè inutile.
Ero già arrivato alla conclusione dell'inutilità dell'articolo prima ancora di cominciarlo, ma ho ritenuto giusto scriverlo e poi pubblicarlo, affinchè chi lo leggesse, seguendo i ragionamenti che ho fatto, aprisse un pò la mente verso un mondo che sembra scontato, che sembra già scritto da altri.
Giustamente ogni acquariofilo, compreso il sottoscritto, per arrivare dove sono giunto adesso, ho percorso la strada che già altri avevano tracciato, attraverso sperimentazioni, sbagli, trionfi e successi, ma sarebbe bello, almeno per una volta, almeno per una bazzecola, viaggiare per una strada propria, ho provato a farlo, fallendo, ma spero che il tentativo di superare una barriera, imposta dalle frasi di rito usate quando si parla di concetti già conosciuti ampiamente, sia servito, come detto prima, a far ragionare l'aquariofilo, a fargli capire che si deve ragionare dietro ogni frase fatta, dietro ad ogni formula, dietro ad ogni legge.
Perdonate le divagazioni di un innamorato dell'acqua.
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